venerdì 21 settembre 2018

NACQUE TUTTO COSì...

Era una giornata normalissima, anno 2011. Non sapevo certamente cosa mi sarebbe aspettato dopo quel pomeriggio…
Come già succedeva ogni tanto, sarebbe arrivata mia zia Silvia da Monza per una visita. In tutte le occasioni in cui un suo arrivo era previsto, io ero molto felice, perché sapevo che mi sarei divertito molto giocando con lei, ma non mi aspettavo certamente di ricevere quel bellissimo regalo!
Suona al citofono, eccola. In mano ha una scatola di dimensioni rettangolari, non troppo grande. Io mi chiedevo cosa contenesse, ma sapevo che sarebbe stata una graditissima sorpresa, come ormai tutte quelle che mi faceva quando saliva in Valle.
Dopo i saluti, mi ha consegnato la fatidica scatola. Io ho ringraziato subito, e mi sono messo a studiare con gli occhi quella strana macchinina che mi aveva regalato. Infatti, amavo giocare con le macchinine, e  desideravo sempre una come regalo. Subito ho notato che aveva solamente tre ruote. Mah, strano per una macchina! Chissà come farà a circolare!
Sul retro del mezzo c’era un cassone, attaccato a una cabina, che aveva appunto una sola ruota sul davanti. Insomma, era un piccolo pick-up senza una ruota.
La zia mi ha spiegato di cosa si trattava, vedendomi perplesso: era un mini Ape Car, uno di quei mezzi agricoli che vedevo circolare per Morbegno sempre carichi di oggetti di qualsiasi genere. In realtà, prima di quel giorno, mai avevo dato tanta importanza a quegli strani tricicli a motore, perchè di vedevo semplicemente come delle strane automobili.
Ho aperto la scatola e ho studiato anche l’interno della cabina, dove erano accuratamente posizionati il sedile ed il manubrio. Un manubrio? Anche questa cosa ha destato in me sorpresa, perché ero abituato a giocare con delle macchinine con il volante e non certo con i manubrio come le moto!
Subito dopo ho deciso di svitarlo dal suo piedistallo ed incominciare una delle innumerevoli giocate assieme a lui.
Insomma, questo mezzo tutto strano è appunto diventato il mio miglior compagno di giochi e non fin da subito: lo caricavo di legnetti e lo manovravo nella casa, lo portavo da tutte le parti (pure a scuola!) e lo posavo accanto a me prima di dormire. Insomma, un amico in miniatura fatto di plastica e ferro, che mi faceva addirittura trascurare le macchinine che amavo fino a qualche ora prima dell’arrivo della zia.
Purtroppo, questo piccolo veicolo molto fragile è finito distrutto nella mia cartella, un giorno in cui lo avevo come sempre portato a scuola per posarlo sul banco e caricarlo con penne, matite, gomme…
Si potrebbe pensare che tutto finisca qui, con la “morte” del mio affezionato modellino, ma poi è venuto il bello.
Volevo creare qualcosa di originale con mia zia. Si, sempre lei, “la zia Silvia”.
Dopo varie proposte non entusiasmanti, la scelta è ricaduta sulla creazione di un piccolo museo di modellini di Ape Car. Una scelta molto originale, che non pensavo si sarebbe potuta prolungare per sette lunghi anni…
Io ho colto subito la proposta fatta dalla zia, perché mi sembrava qualcosa di interessante e divertente, che mi sarebbe piaciuto creare.
Così, ecco che mia zia mi portò i primi quattro modellini. Poi ne comprammo altri dieci, e altri ancora, fino ad arrivare addirittura a ottanta ben sette anni e tre sedi (e inaugurazioni) dopo.
Erano tutti bellissimi, ognuno con la sua particolarità, ma mai sarebbero stati come quel primo Ape TM arancione.
Ovviamente, ho acquistato anche un modello simile al primo che mi venne regalato, che è uno dei pezzi centrali della collezione; anche se magari non è per tutti il più bello da vedere, o il più originale, per me è quello con più storia, perché è, grazie a un suo sosia, che nel cuore di un bambino di nome Francesco è sbocciata la passione per l’Ape. Questa passione, nata da un sorprendente colpo di fulmine a ciel sereno, mi ha fatto poi innamorare dell’Ape e di tutta la sua storia.
Questo fatto mi ha indubbiamente cambiato la vita, perché sono diventato “direttore di Museo” oltre che bambino, una cosa che mi ha sempre fatto sentire orgoglioso di ciò che ho iniziato con mia zia.. Senza quel piccolo regalo, insomma, magari adesso sarei ancora un semplice ragazzo che non ha potuto esprimere delle sue qualità, perchè il museo è stato un modo per poter tirar fuori la mia creatività e la mia capacità di esporre qualcosa alle altre persone, andando oltre la mia timidezza.
Ovviamente nel lontano 2011 ero solo un bambino a cui piaceva uno strano automezzo, ma l’idea di rendere “vero”quel museo è diventato un sogno da realizzare. In un certo senso sono stato molto fortunato a ricevere quel piccolo regalo (e ad avere una zia così speciale) ma ho anche dovuto utilizzare molta determinazione per percorrere la strada verso ciò che il museo è oggi diventato, visto che non è facilissimo mettere in piedi una creazione di questo tipo quando si è ancora piccoli e non si hanno ancora le abilità di un adulto, anche se aiutati.
Insomma, posso dire che da ragazzo ho realizzato il sogno di me bambino; si, ho impiegato molti anni, addirittura sette, ma sapere che questo museo è una cosa unica al mondo ripaga l’impegno messo, come molti altri fatti: ad esempio, ricevere visite importanti, far conoscere il museo alla Piaggio, avere una sede ufficiale, acquistare altri 80 modellini, creare un Museo unico al mondo... E, soprattutto, essere felice della mia creazione, e poter ricevere innumerevoli soddisfazioni da quel piccolo ma grande Museo dei mini Ape Car.

Tutto per un piccolo modellino regalato dalla zia, per l’aiuto della famiglia e di tutti coloro che l’Ape lo hanno nel cuore.

 
Il direttore
 
Francesco Bongio

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